IL FUTURO AI GIOVANI
...nonostante tutto... continuo a credere
nellintima bontà delluomo...
(dal diario di A. Frank)
In anni recenti, percorrendo
la nostra penisola dalle Alpi alle coste sicule prospicienti il continente
africano, ci siamo per la prima volta incontrati nelle scuole sparse in
città, paesi e villaggi.
Ho accettato allinizio con perplessità
linvito, che mi perveniva dai vostri insegnanti e anche direttamente
da voi, di venire a parlarvi, temendo che lenorme differenza di
età tra quelli della mia e della vostra generazione rendesse troppo
difficile un dialogo. Voi, e non io, avete superata questa temuta barriera,
ascoltando in silenzio per una o due ore quanto vi dicevo. Lespressione
attenta e assorta dei vostri visi, le domande che mi avete rivolto e le
lettere che mi avete scritto nei giorni successivi ai nostri incontri,
che si sono accumulate a decine sul mio scrittoio, mi hanno convinta di
quanto fosse ingiustificato il mio timore di non poter stabilire un rapporto
con voi a causa di questa disparità di età e di esperienza.
Il tema delle nostre conversazioni, pur variando di volta in volta, aveva
come oggetto di trattare uno o laltro dei molteplici problemi che
preoccupano i giovani che si affacciano alla vita e sono sostanzialmente
simili a quelli che hanno turbato gli adolescenti delle generazioni che
li hanno preceduti.
E consuetudine ritenere questo periodo
come il più bello della vita, in realtà è il più
difficile. A noi adulti spetterebbe il dovere, al quale ben raramente
adempiamo, di assistervi mettendo a vostra disposizione la nostra esperienza,
nel ricordo dei traumi che abbiamo sofferto alla vostra età. Traumi
lontani nel tempo ma così vividi nella memoria. Derivano, per la
maggior parte, dalla sfiducia dei giovani nelle loro capacità di
far fronte a problemi che ritengono superiori alle loro forze e dal timore
del giudizio dei grandi: genitori, insegnanti ed altri. Molti
di questi timori si dimostreranno in seguito infondati o almeno ingranditi
oltre misura dallansia che opera come una lente di ingrandimento
e di deformazione non tanto dei messaggi che pervengono dal mondo esterno
quanto dellimmagine che ognuno di noi, e particolarmente i giovani,
si configurano di loro stessi, non quali sono ma quali appaiono agli altri.
La scelta dellitinerario da seguire
trova la maggioranza degli adolescenti impreparati, sia per la scarsa
conoscenza delle loro proprie attitudini che delle opportunità
offerte da una società che si trova in una fase evolutiva così
tumultuosa di sviluppo e cambiamenti quale quella attuale. Tuttavia dalle
scelte fatte in questa tappa iniziale del percorso, dipenderà la
completa, parziale o mancata realizzazione delle potenzialità intellettuali
ed emotive delle quali ognuno è dotato.
La giustifica per arrogarmi il diritto
di darvi non una serie di precetti ma di suggerimenti è la viva
simpatia che mi ispirano gli adolescenti e la partecipazione ai loro problemi.
Se pure non sia possibile trasmettere, a chi oggi è ai primi passi,
lesperienza di chi è arrivato allultima tappa e rivive
nel quotidiano contatto con i giovani i dubbi e le angosce che ha conosciuto
ai tempi della sua giovinezza, perchè lesperienza appartiene
a chi lha vissuta e non è un bene esportabile, si possono
estrarre da questa semplici regole di portata generale.
La prima di queste è la consapevolezza
che ognuno dovrebbe sempre avere presente che la vita è una esperienza
unica di straordinaria importanza che dovrebbe essere vissuta in profondità
traendo da questa gli elementi positivi, anche se questi al momento nel
quale sono vissuti non appaiono come tali. Chi vi parla ha provato la
validità di questo principio: le difficoltà e gli intralci,
di qualunque natura essi siano, possono incidere favorevolmente nelle
scelte e nel decorso della vita. Desidero insistere su questo punto in
quanto il giovane, coinvolto emotivamente nelle esperienze al momento
nelle quali le vive, è portato a sopravvalutare laspetto
negativo di quelle traumatizzanti e non rendersi conto di quanto queste,
al contrario, possono risultare a distanza di tempo benefiche.
Di non minore importanza, è la capacità
di affrontare la vita con ottimismo e fiducia nel prossimo, anche se bisogna
riconoscere che questa fiducia è messa, molte volte, a dura prova.
Questo concetto è espresso nello splendido messaggio che ci lasciò
Anna Frank: "E un gran miracolo che io non abbia rinunciato
a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili.
Le conservo ancora nonostante tutto perché continuo a credere nellintima
bontà delluomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla
base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi
lentamente in un deserto, odo sempre più forte lavvicinarsi
del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni
di uomini, eppure, quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà
nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà,
che ritorneranno lordine, la pace e la serenità. Intanto
debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno
ancora attuabili". Lo scrisse nel suo diario alla vigilia di affrontare
la deportazione e la morte nel campo di sterminio a Bergen Belsen.
Voi siete portati, attraverso i messaggi
e le immagini crudeli e feroci che vi pervengono attraverso la televisione
e i mass media, a ritenere che luomo sia di natura malvagio. Un
atteggiamento quale quello di Anna Frank vi permetterà di affrontare
con serenità e fiducia la vita. Questa fiducia è giustificata
dal fatto che in realtà la grande maggioranza del genere umano
non è portata alla crudeltà e le informazioni che giungono
a voi sono basate su casi singoli che fanno cronaca. Non dovete formarvi
il concetto della vita su questi sinistri avvenimenti, ma come Anna Frank,
mantenere intatta la vostra fede nel prossimo.
Un atteggiamento ottimista e sereno è
un talismano di immenso valore che vi aiuterà in tutti i momenti
della vita e particolarmente in quelli più difficili.
Il periodo delladolescenza, come
già detto, seppure è il più bello è in realtà
il più difficile. La sfiducia nelle proprie capacità, così
diffusa tra i giovani, è causa di angoscia e di dubbi sulle proprie
potenzialità. Tuttavia la mia lunga esperienza e il quotidiano
contatto con i giovani mi hanno convinta che gli adolescenti non differiscono
gli uni dagli altri tanto nelle maggiori o minori capacità intellettuali,
quanto nellimpegno con il quale affrontano il compito che è
stato dato loro o che si sono prefissi.
"I care" (Io mi impegno): è
il motto che il grande educatore Don Milani affisse sulla porta della
scuola che aveva istituito nel paese di Barbiana. Limpegno è
infatti la più potente molla che permette di superare i più
ardui ostacoli.
Ricordatevi che la vita non va mai vissuta
nel disimpegno. LHomo Sapiens si distingue da tutte le altre specie
viventi per limpegno con il quale sin dai tempi remoti della sua
emergenza ha affrontato le formidabili difficoltà che mettevano
a repentaglio la sua stessa esistenza. Le difficoltà che voi dovete
oggi superare sono di ben altra natura: non sono né le intemperie
del tempo né gli agguati di predatori ma quelle del vostro inserimento
in un mondo così gravido di problemi quale quello odierno.
Limpegno, la fiducia in voi stessi,
la serenità e il coraggio nellaffrontare le difficoltà
sono le doti che io mi augurerei che ognuno di voi possedesse.
Roma, 2 ottobre 1992 |